La Vallecchi, importante casa editrice fiorentina, sta ripubblicando in stampa anastatica la raccolta di poesie di Giacomo Giardina intitolata “Quand’ero pecoraio”. Il Giardina, giovanissimo, lavorava nella campagna siciliana badando alle pecore, ma leggendo opere di autori contemporanei. A questo proposito ci sono versi nella sua raccolta assai significativi. “Quand’ero pecoraio - scrive l’autore – un giorno stavo sdraiato sopra un tappeto verde d’erba leggendo un libro curioso, nuovo di Palazzeschi; le pecore filatrici stavano sparse qua e là raccogliendo fili di giunco...” Da questi versi è stato tratto il titolo dell’opera, pubblicata con successo dalla Vallecchi settantacinque anni addietro.
Il Giardina ebbe la stima di Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del Futurismo, e fu amico di grandi artisti, fra i quali Guttuso e Carlo Levi. Il Guttuso nel 1974 gli scrisse in una lettera queste parole: “Caro Giacomo, fin dall’ormai lontana adolescenza ho imparato ad amare la tua poesia, la fresca indipendenza della tua immaginazione, il tuo sentimento della natura e della gente umile.”
Questo autore nacque a Palermo all’inizio del secolo scorso, ma fu sempre considerato il poeta di Godrano, località della provincia di Palermo nella quale trascorse la vita alloggiando in un garage. Morì in estrema povertà a 93 anni nel 1994.