Tra la fine del secolo XIX e l'inizio del XX la città di Palermo visse una splendida stagione di arte e di cultura, nonché di ascesa economica e di innovazioni architettoniche. Un'elegante e raffinata vita mondana si svolgeva nei lussuosi palazzi, nelle ridenti ville e nei ritrovi della via Libertà. Il capoluogo siciliano divenne addirittura punto di riferimento per l'aristocrazia europea.

Protagonista della Belle epoque palermitana era considerata donna Franca Florio, che fra le dame di Palermo (e ce n'erano molte belle ed eleganti) era la più elegante, la più bella, dotata di un eccezionale fascino; era alta, snella, dal portamento gentile, celebre anche per la sua conversazione e per la sua ospitalità.

Donna Franca, figlia del barone Jacona di San Giuliano, era la moglie di Ignazio Florio jr, che apparteneva alla famiglia più ricca dell'Isola e forse di tutta l'Italia. Il capostipite, Vincenzo Florio, originario della Calabria, era riuscito a creare un vasto impero economico che si estendeva dalle compagnie di navigazione allo sfruttamento delle miniere, dalle tonnare alla produzione del vino Marsala, all'attività bancaria e ad altri campi ancora. La sua opera fu continuata dal figlio Ignazio e in seguito dal figlio di quest'ultimo, Ignazio jr. Il nome dei Florio é legato anche ai fasti del Teatro Massimo, alla nascita della Targa Florio e soprattutto alla diffusione a Palermo dello stile Liberty, di cui l'architetto Basile*, amico di quella famiglia, fu grande interprete.

Donna Franca e don Ignazio Florio erano ammirati protagonisti del bel mondo palermitano e faceva notizia la loro partecipazione alle manifestazioni mondane, quali furono ad esempio, l'inaugurazione del teatro Massimo e l'esordio della Targa Florio. Essi amavano organizzare nel loro lussuoso villino liberty dell'Arenella, realizzato dal Basile, feste memorabili ed erano soliti aprire le porte della loro casa a personalità di alto rango. Di volta in volta ebbero ospiti lo zar di Russia Nicola II, l'imperatore di Germania Guglielmo II e inoltre sceicchi, letterati, artisti famosi. Lo zar ammirò tanto la sala da pranzo dei Florio che ne volle una uguale nella sua reggia e la chiamò Sala Arenella.

In casa Florio alloggiò anche il pittore Giovanni Bottini, trasferitosi da Parigi a Palermo proprio per fare il ritratto a donna Franca, la cui bellezza era decantata in Europa, e ad altre dame della migliore società palermitana.

Si racconta che Ignazio Florio non rimase contento del ritratto della moglie, la quale appariva in esso troppo sensuale; pertanto chiese al pittore di rifarlo, ma anche la seconda volta, per lo sguardo sognante e per l'ampia scollatura, la figura di donna Franca sprigionava una certa sensualità. Purtroppo quel ritratto é andato perduto e noi lo conosciamo soltanto attraverso alcune riproduzioni. In esso donna Franca si mostrava con un abito decorato secondo il dominante gusto liberty e portava al collo un lunghissimo filo di perle.

Il poeta Gabriele D'Annunzio, che non era insensibile al fascino femminile, provò forte ammirazione per quella bellissima donna e si compiacque di chiamarla l'Unica.

Purtroppo, come avviene coi sogni, che all'improvviso svaniscono, anche la splendida vita di donna Franca a un certo punto ebbe una svolta. Infatti nel giro di pochi anni ai coniugi Florio morirono tre figli in tenera età. A questi eventi dolorosi si aggiunse in seguito una serie di fallimenti e chiusure per cui quella famiglia intraprese la via del declino. (S.B.)

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* Vedi la scheda biografica nella sezione Personaggi illustri