Federico Vaccaro, in arte Fefé, è un valente poeta siciliano che nella sua copiosa produzione passa dalla lingua al dialetto, dalla satira alla lirica sempre con esiti felici.
Autore versatile, ricco di estro, Fefè si orienta soprattutto verso la poesia satirica e scherzosa, prendendo di mira i comportamenti dei suoi contemporanei con un modo di esprimersi frizzante, divertente, anche pungente, senza dubbio, ma in nessun caso aspro o aggressivo. Se la prende con la giustizia non sempre equa (Regula murali p'i latri), con certi politici insensibili alle esigenze della società, con le commemorazioni e le lapidi che restano lettera morta se non sono accompagnate da una seria volontà di rinnovamento (Lu cuccudrigghiu).Se la prende, ancora, con la corruzione nella vita pubblica (Li cuncursi a cattidra), con le manipolazioni genetiche, con l’inseminazione artificiale.
Il Vaccaro attraverso la poesia satirica rivela una salda coscienza morale sulla quale ci illuminano anche alcuni versi del suo autoritratto: ”Avversu sempri a tutti li pappaaddri / chi parlanu senza anima e cuncettu.” E conclude dicendo: “Di sta scura vaddi / speru nisciriminni no in difettu” (Lu me ritrattu).
Fra le innumerevoli poesie scherzose vorremmo indicare quelle che ci sembrano le più più valide: Effetto Cernobyl, La cultura, La vacca pazza, La cura pi guariri, L'inserzioni.
Nella vasta produzione poetica di Federico Vaccaro si coglie anche una profonda ispirazione religiosa (principalmente ne I misteri del Rosario) sintetizzata in questi versi semplici ed efficaci: “Me nannu m’inzignò: La vita nenti vali / si a sira ti va a curchi comu a tanti, / senza un pinzeru a Diu…, comu ‘n’armali. (La fidi e la cultura).
Abbiamo evidenziato i meriti di Federico Vaccaro per quanto riguarda la produzione satirica e scherzosa o quella dei sani principi morali e religiosi, tuttavia siamo convinti che la sua poesia migliore é da ricercare altrove, nei momenti lirici intensi, nelle emozioni che sa trasmettere agli altri. Mi riferisco, per fare un esempio, alla lirica Auschwitz oggi in cui esprime sofferenza per la povertà diffusa nel mondo: “Lo tengo nel portafogli - dice - il mio peccato più grande: gli occhi sgranati e interroganti di un bimbo denutrito a cui non ho risposte da dare!/ C’è ancora un'Auschwitz / senza filo spinato / che per convenzione chiamiamo / “terzo mondo”.
Molto significativa, pur nella sua assoluta semplicità, risulta la poesia Senza titolo (1). Parla di un pensionato che va a riscuotere il suo assegno mensile e rimane colpito da un sorriso rivolto a lui dall’impiegata. Il pensionato lo intasca come se fosse un'aggiunta alla sua pensione e più tardi vi ritorna compiaciuto con il pensiero. A volte un gesto, un sorriso, una parola gentile, pur non costando niente a chi offre, rappresentano molto per chi riceve.
Un’immagine di grande valenza lirica troviamo in Poesia d’amore: “Potessi essere io / piuma del tuo guanciale”.
Federico Vaccaro é molto legato al sito Sicilia nel mondo, attraverso il quale ha continuato il suo colloquio in versi con i siciliani di tutti i continenti iniziato vent'anni addietro sulle pagine del Giornale di Sicilia. Oggi ai nostri lettori abbiamo cercato di far capire quanto valgono le sue poesie per indurli a leggerle o a rileggerle e a meditare su di esse.

N. B. - Tutte le poesie citate si trovano nella sezione LE POESIE DI FEFE' di Sicilia nel mondo.