Questa pagina è tratta da una interessante monografia sulla storia di Alesa scritta dal dott. Arcangelo Franco, nostro apprezzato collaboratore. Le vicende di questa antica e importante città della Sicilia settentrionale, oggi non più esistente, s’intrecciano con quelle di tutta l’isola, dal V secolo a. C. alla conquista musulmana, per cui parlando di essa si parla al tempo stesso della Sicilia antica. L’intera monografia si trova nel seguente sito:
http://www.arkamedia.org (sezione fogli d’archivio)
Nel 228 a.C. tutta la Sicilia, ad eccezione di Siracusa, è nelle mani dei Romani, che la dichiarano Provincia. Al successivo assedio di Siracusa parteciperanno anche truppe alesine. Sotto i Romani le città siciliane vengono divise in quattro classi amministrative, secondo il loro grado di fedeltà. Alesa, per quanto inserita come città di seconda classe, mantiene il diritto di eleggere propri magistrati ed è esente dal pagamento della decima assieme a Segesta, Centuripe, Alicia e Panormo. Cicerone nelle Verrine dice che Alesa ... sebbene non federata è da considerarsi immune da ogni imposta e libera. La costruzione della via Valeria (fine del III sec. a.C.) e il definitivo stabilirsi della pax romana, comportano la sicurezza e la facilità degli scambi commerciali, inaugurando un periodo che dovrebbe essere prospero.
L'appartenenza della Sicilia all'orbita di Roma, se da una parte si traduce nella fine delle guerre, dall'altra reca in sé i germi economici della decadenza. Alesa gode ancora, in età repubblicana, di una buona situazione economica, come dimostra la presenza in città di mercanti italici, documentata nell'epigrafe di un monumento eretto intorno al 193 a.C. in onore del governatore Lucio Cornelio Scipione. Diodoro Siculo definisce come il "sessantennio felice" il periodo compreso tra la fine della seconda guerra punica (201 a.C.) e la prima rivolta servile (l39 a.C.). Questa felicità tuttavia deve essere riferita solo all'assenza di guerre, perché proprio in questo periodo inizia il razionale e sistematico sfruttamento dell'Isola da parte degli invasori di turno, con ricadute storiche, sociali ed economiche che giungono ai nostri giorni. La Sicilia tutta diviene, per imposizione dei nuovi padroni, una immensa monocoltura: il "granaio del popolo romano". Crollano così tutte le avviate attività commerciali, mentre si assiste al progressivo organizzarsi della proprietà terriera in vasti latifondi posseduti da poche famiglie. La coltura di tali vastissimi territori è resa possibile solo dal lavoro forzato di decine di migliaia di schiavi. A seguito delle conquiste romane a oriente, intere popolazioni vengono deportate in Sicilia per lavorare tutto il giorno nei latifondi. La condizione di schiavo in Sicilia è, se possibile, ancora peggiore che negli altri territori sottoposti a Roma. Il loro trattamento è disumano: essi sono tutti marchiati a fuoco, sorvegliati da aguzzini, costretti la notte negli ergastula, vasti locali comuni simili a carceri. Il mutato sistema di produzione, d'altra parte, causa la scomparsa della piccola proprietà contadina, mentre la classe degli artigiani e dei commercianti viene spinta verso il basso fino alla condizione servile. Ecco perché quando, intorno al 139 a.C., scoppia in Sicilia la prima rivolta servile, gli schiavi trovano appoggio in vasti strati della popolazione siciliana. In ogni caso, per quanto è dato sapere, Alesa, come le altre città della costa settentrionale dell'isola, viene coinvolta solo di sfuggita dalla rivolta dei disperati che, nel 139-132 e nel 104-99 a.C., osano ribellarsi al potere di Roma andando incontro a dure repressioni. In tale periodo Alesa, ancora florida, vede l'inurbamento di un certo numero di stranieri, attratti dai benefici elargiti alla città dai Romani. Dall'Urbe stessa si trasferiscono ad Alesa alcuni elementi di famiglie patrizie quali i Marcelli, i Clodii, gli Scipioni e i Filone, per cogliere le opportunità derivanti dagli investimenti del capitale.
Nell'anno 96 a.C., essendo il Senato di Alesa inquinato da membri indegni o troppo giovani e inesperti, Claudio Pulcro, pretore di Sicilia, emana una legge che regola l'accesso alle cariche pubbliche della città: gli Alesini gli erigono una statua che ancor oggi si conserva. Dal 73 al 70 a.C. il corrotto Verre, propretore in Sicilia, taglieggia a tappeto tutta l'Isola impadronendosi di moltissime opere d'arte e accumulando una smodata ricchezza. Non è da credere però che quello di Verre sia un caso isolato: la corruzione dei governatori rappresenta la norma, questo soggetto è solo più esoso degli altri. Cicerone, avvocato delle città siciliane, denunzia le sue ruberie nelle Actiones contra Verrem. In queste arringhe leggiamo come Alesa sia sottoposta, al pari delle altre città dell'Isola, alle malversazioni di questo magistrato...
Gli ultimi anni della Repubblica, con le tante conquiste territoriali, vedono scemare l'importanza della Sicilia come principale fornitrice di grano per Roma. L'economia siciliana subisce un ulteriore rallentamento...
Al tempo di Augusto Imperatore, Alesa perde i privilegi di cui aveva goduto durante la Repubblica e viene ridotta al rango di città stipendiaria: è soggetta cioè a uno stipendium da versare in denaro. Ottiene lo status di Municipium che assicura agli Alesini gli stessi diritti dei cittadini romani, ad eccezione dei diritti politici, essendo inoltre i cittadini obbligati a contribuire con truppe regolari alla difesa e a fornire vettovaglie, armi, carri e navi. La città conserva però un' ampia autonomia amministrativa, governandosi attraverso propri magistrati. Pur essendo presente una certa residua prosperità economica, in questo periodo Alesa conia le sue ultime monete, segnando l'inizio di una decadenza lenta e progressiva. A livello urbanistico, in questo periodo l'edilizia si attesta su una maggior cura per le abitazioni private, mentre si esaurisce la costruzione dei grandi edifici, significanti la potenza cittadina. L'edilizia pubblica si indirizza, in accordo a quanto vuole Roma, verso la realizzazione di manufatti utili alla collettività: ponti, strade, acquedotti, terme e canalizzazioni...
Con la caduta dell'Impero Romano, (476 d.C.) la nascente Chiesa cristiana tende lentamente a sostituirsi alle vacillanti istituzioni romane, subentrando alla burocrazia imperiale nell'esercizio del potere amministrativo. Mentre il mondo tardo-antico della classicità si dissolve, la Chiesa progressivamente sostituisce l’aristocrazia romana nella gestione economica dei latifondi.