Una grave perdita per la cultura e l’arte contemporanea

Il 7 agosto 2011 all’età di 84 anni si è spento il senatore Ludovico Corrao barbaramente assassinato dal suo giovanissimo domestico bengalese.

Corrao iniziò la sua attività politica nelle ACLI e nella Democrazia Cristiana nelle cui liste venne eletto deputato all’assemblea regionale siciliana nel 1955.

Nel 1960 fu anche sindaco di Alcamo. Poi, avvicinatosi alla sinistra, nel 1963 venne eletto deputato alla Camera, come indipendente nelle liste del PCI e dal 1968 al 1976 fu senatore della repubblica aderendo al gruppo degli indipendenti di sinistra. Iscrittosi poi al PDS fu ancora senatore per due legislature dal 1994.

Nella chiesa madre di Gibellina estremamente gremita, durante la celebrazione dell’omelia funebre , monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, è riuscito a sintetizzare il suo pensiero in una frase fortemente significativa: “una morte incredibile suggella una vita incredibilmente esaltante”.

Corrao non va infatti ricordato solo come un attivissimo politico ma prima ancora come un grande uomo di cultura ed ancor più come un sensibilissimo amante dell’arte.

Così non possiamo fare a meno di ricordare lo straordinario impegno da lui profuso per far rinascere Gibellina, rasa al suolo dal devastante terremoto che colpì la valle del Belice il 15 ottobre del 1968.

Fu subito evidente l’impossibilità di recuperare gli edifici preesistenti e quindi la necessità di dover creare un insediamento urbano del tutto nuovo. Ma invece di riedificare nelle vicinanze dell'antica Gibellina, la nuova città fu ipotizzata ad una ventina di chilometri più a valle.

Ciò detto, su proposta dell’ex sindaco Corrao , il Consiglio comunale decise che Gibellina nuova dovesse sorgere sul limitrofo territorio del comune di Salemi e più esattamente in località Salinella.

Per la ricostruzione della cittadina Ludovico Corrao ebbe l'illuminata idea di “umanizzare” il territorio chiamando a Gibellina diversi artisti di fama mondiale come Pietro Consagra e Alberto Burri che riempirono la città nuova di opere d'arte. All'appello risposero, altresì, Mario Schifano, Andrea Cascella, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino ed altri artisti non meno importanti.

La nuova Gibellina divenne subito un immenso laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, in cui artisti e opere di valore rinnovarono lo spazio urbano disegnato dagli edifici progettati da alcuni fra i importanti architetti italiani di allora come Giuseppe Samonà, Vittorio Gregotti, Ludovico Quaroni e Franco Purini.

Ma una citazione del tutto particolare merita sicuramente l’opera dell’artista Alberto Burri che, con il suo “cretto”, riuscì a realizzare una delle opere d’arte contemporanea più estese del mondo. Si tratta di una gigantesca colata di cemento bianco stesa pietosamente sulle macerie del centro storico quasi a volerlo immortalare per sempre: un toccante monumento della morte che ripercorre le vie ed i vicoli della vecchia città ora trasformati in una artistica texture di fratture di cemento. Con un intervento scultoreo solo apparentemente gestuale ma che in realtà ricalca pedissequamente la scansione geometrica che aveva caratterizzato l’impianto urbano preesistente, l’artista umbro ha inteso affidare il ruolo di rappresentare e di tramandare la memoria storica dei resti di quel paesetto siciliano che fino ad allora era rimasto quasi del tutto sconosciuto e che invece adesso trova nuova vita sotto forma di autentica e sublime opera d’arte.