La città in cui abito, da più di un ventennio, è vicina al mare, può considerarsi l’entroterra di Selinunte, antica e prestigiosa colonia greca, più famosa nell’antichità di quanto lo sia ora, visto che della Sicilia vengono privilegiate Segesta o Taormina per citare due località presenti nei cosiddetti tours per turisti attempati e no …
L’emblema di questa città consiste in una palma rigogliosa sormontata da una corona (che si riferisce ai principi che la governarono nei secoli passati e precisamente ai Tagliavia-Aragona). Lo sfondo azzurro che lascia spiccare la palma fa pensare al colore intenso del cielo all’imbrunire del giorno quando i colori non si sono ancora nascosti nel buio delle notti estive pregne di aromi e di sensazioni uniche come il forte odore del gelsomino arabo dalle bianche piccole stelle fragili e delicate come mani di bambino.
La città era circondata da molti boschi chiamati “foresta di Peribaida” che s’interponeva fra la zona abitata e il mare. La palma, simbolo di una città, forse non suscita particolare interesse nella maggior parte dei lettori, ma per me è significativa, sa di Africa, di terre particolari come la Palestina che ho visitato alcuni decenni fa, sa di mare e di sole come la nostra isola mediterranea. A Gerico, ricordo di aver visto dei filari altissimi di palme dal fusto solido e dritto, chiomate in cima e adorne di datteri scuri e grandi come le nostre noci. Quei datteri li vedo ancora, serviti come dessert in un ristorante della città palestinese.
L’albero della palma è familiare a tutti noi e ci riporta alla tenera piccola palma intrecciata e benedetta prima della Pasqua per non dire delle letture che facevamo da ragazzi, al ginnasio, quando incontravamo eroi decorati con la palma della “vittoria”.
La palma resiste bene alle intemperie e ai violenti attacchi dello scirocco che colpisce spesso le coste della nostra Sicilia; per queste ragioni molte palme vivono bene nelle zone di mare e adornano i viali delle città di questa isola, come di altre zone del Sud .Le origini della palma si ritrovano nelle zone tropicali del vecchio e del nuovo mondo; vengono elencati 200 generi con 2500-3000 specie delle quali due indigene europee; in Italia cresce spontaneamente la palma nana o palma di S.Pietro martire, che vive bene nelle zone centro-meridionali e nelle isole. I martiri cristiani vengono rappresentati con la palma del martirio, gloria per i credenti in Cristo che dopo il tripudio e l‘OSANNA di Gerusalemme fu tradito e messo in croce. L’importanza della palma nel mondo cristiano si lega alla testimonianza di migliaia di martiri che hanno saputo difendere la loro fede segnando così la vittoria del bene sul male anche in questo nostro periodo.
Penso alle missioni diffuse in tutto il mondo, ai volontari religiosi e no che rischiano momento per momento e spesso rimangono vittime immolate per la incomprensione e la intolleranza di molti. Rasserenante la vista delle oasi in terra d’Africa: palme altissime chiudono uno spazio interessante per le carovane che trovano ristoro e pace. In Africa equatoriale cresce la palma da olio, alta una ventina di metri con foglie pennate lunghe da 3 a 5 metri, che produce frutti color giallo arancio grandi come prugne che forniscono l’olio. Esistono palme “da vino” in Africa tropicale e in America, dove per incisione dello spadice o del cono gemmario si ricava un succo che viene poi messo a fermentare e si trasforma in bevanda alcolica. Esistono palme da zucchero, palme da rafia, palme da cera, palme che forniscono corono cioè avorio vegetale usato per fabbricare bottoni. Una varietà infinita di palme che elargiscono i loro doni a noi creature di questa madre terra poco conosciuta dagli stessi suoi abitanti. Il vento non riesce a piegare o a ferire una palma perché il suo fusto solido e le sue enormi foglie cercano la limpidezza e la trasparenza di un cielo sempre azzurro come gli occhi di un bambino, i suoi frutti chiamati in Tunisia “dita di luce” danno il sapore della generosità e della gioia di saper donare senza chiedere nulla in cambio.