Nella nostra Sicilia gli alberi di limone sono presenti in tutti gli agrumeti, là dove gli alberi di arance e di mandarini allietano il verde del fogliame proponendosi come immagini di luce intensa che procurano gioia agli occhi e al cuore. Il fiore del limone, la zagara, comincia a spuntare tra le foglie nel mese di Aprile e si presenta come una piccola stella resistente, bianca e dal profumo intenso, più forte della zagara d’arancio. Percorrendo la statale che porta da Sciacca verso Agrigento nella stagione della fioritura, il viaggiatore viene investito da una folata di zagare proveniente dagli agrumeti che circondano Ribera, la “città delle arance” come si legge in un grande cartello posto lungo il rettilineo del Verdura. Il fiore di zagara si trasforma in frutto da aprile a maggio, ma con una forzatura si può avere la zagara a settembre, quando si producono i limoni “verdelli”, molto diffusi in varie zone della Sicilia occidentale.
Il limone, a detta dei più anziani, “purifica il sangue” perché ricco di vitamina C e di oli essenziali presenti nella buccia usata con la foglia di alloro per preparare una tisana ricca di virtù e chiamata “canarina”, superiore a qualunque digestivo sia alcolico sia farmaceutico. La scorza del limone viene usata per l’estrazione dell’olio essenziale e per la preparazione dei canditi; il succo serve per l’estrazione dell’acido citrico e per la preparazione di bevande anche concentrate (agro cotto) oltre che per disinfettare acque inquinate o per preparare colluttori. Inoltre il succo si adopera in profumeria, per aromatizzare dolci, bibite e liquori.
Come non pensare alla granita siciliana e al limoncello preparato a casa? Durante la mia infanzia un dolce episodio ricorrente mi riempiva di gioia: esisteva nella piccola città dove viveva la mia famiglia, una gelateria di proprietà di don Peppino Faldetta noto come zio Peppino, uomo di grande bontà e abilità nel gestire l’attività del suo laboratorio di dolci e gelati. Nella stagione primaverile la gelateria cominciava a funzionare con la preparazione della granita di limone e noi ragazzi andavamo nei giorni di vacanza, ciascuno con un grosso bicchiere in mano, a comprare 10 lire di granita…..; tornavamo a casa felici di avere acquistato una delizia (che riempiva il bicchiere fino all’orlo) perché la mano generosa dello zio Peppino così ci dimostrava il suo affetto. A casa mia madre aveva preparato dei bastoncini di pane fresco che noi mangiavamo con la soffice deliziosa granita di limone indugiando perché non finisse troppo in fretta: mia sorella Caterina era molto lenta nel consumare la granita o il panino farcito con la mortadella perchè si sentiva molto triste se finiva la sua merenda prima degli altri. La granita di limone viene ancora oggi ben preparata dai gelatai siciliani, ma il sapore di allora non è più presente nel vissuto quotidiano di quanti di noi rivivono il passato ripensando anche alle cose più semplici che bastavano a riempirci di gioia.