Il poeta Lucio Piccolo nacque nel 1903 a Palermo e morì nel 1969 a Capo d'Orlando, dove soggiornava spesso per amministrare le proprie terre.
Cugino dello scrittore Giuseppe Tomasi principe di Lampedusa, autore del Gattopardo, apparteneva anch'egli ad una famiglia di antica aristocrazia. Di carattere schivo e riservato, aveva modi gentili e grande cultura, che spaziava dalla letteratura all'astronomia, dalla matematica all'occultismo. Parlava con buona padronanza tre lingue straniere (inglese, francese e spagnolo). Si racconta che amava leggere le poesie arabe e greche direttamente nei testi originali.
Fino all'età di cinquant'anni non aveva mai fatto parlare di sé, trascorrendo la sua pacifica esistenza ora nel palazzo di famiglia a Palermo, ora nella sua villa di Capo d'Orlando. Ma un giorno ebbe l'idea di far leggere alcuni suoi versi ad Eugenio Montale. Questi ne rimase tanto affascinato che propose all'editore Mondadori di pubblicare una raccolta di poesie di Lucio Piccolo intitolata Canti Barocchi (1956). Il titolo è molto significativo perché si tratta di liriche le quali per certi aspetti richiamano alla memoria la poesia del Seicento, tanto per il linguaggio ardito e metaforico quanto per la capacità di suscitare sensazioni di vario genere e per il senso di labilità incombente su tutto ciò che è al mondo.
A questa raccolta ne seguirono altre: Giochi a nascondere (1960), Plumelia (1967), La seta e altre poesie inedite e sparse (1984, postumo).
Forse a causa del suo carattere schivo e della sua vita appartata e riservata, ed anche per il suo stile che si discosta alquanto da quello della poesia del secondo Novecento, Lucio Piccolo ancora non ha avuto nel panorama letterario quel posto di rilievo che per le sue opere indubbiamente merita, anche se da qualche tempo il mondo della cultura manifesta un crescente interesse per la sua opera e per la sua personalità e tende a mettere in luce insieme alla figura del poeta anche l'ambiente al quale egli appartenne e che spesso é motivo ispiratore delle sue opere.