Ignazio Buttitta, nato a Bagheria nel 1899, autodidatta, é uno dei più grandi poeti in dialetto siciliano.
Giovanissimo partecipò, dopo la disfatta di Caporetto, alla Prima guerra mondiale; era, praticamente, un ragazzo del '99, come furono chiamati quegli adoloscenti arruolati in un momento gravissimo per la patria.
Sensibile ai problemi degli strati più umili e indifesi della popolazione e per ciò attratto presto dalle idee della Sinistra, dopo la guerra fu nella sua città tra i fondatori di un circolo di cultura politico che ogni settimana pubblicava un foglio dal titolo molto significativo: La povera gente.
Nel 1928 divenne condirettore del giornale letterario La trazzera, che uscì a Palermo per alcuni anni. Le prime opere del Buttitta sono la raccolta di liriche Sintimintali(1923) e il poemetto bucolico Marabedda (1928). Quest'ultima, pur essendo un'opera minore, é importante perché il poeta, forse il primo in dialetto siciliano, si affranca dagli schemi metrici tradizionali privilegiando il verso libero.
Trasferitosi a Milano nel 1943 per sottrarre la sua famiglia ai pericoli della guerra, prese parte alla lotta clandestina ed ebbe frequenti incontri con Quasimodo e Vittorini, come lui siciliani ed uomini di lettere. Rimase in quella città fino al 1960, poi tornò definitivamente in Sicilia a vivere nella sua bella casa di Aspra affacciata sul golfo di Palermo.
Dopo un silenzio durato un quarto di secolo, nel 1954 nasce la prima opera che dà al poeta bagherese fama internazionale: é la raccolta di liriche Lu pani si chiama pani, pubblicata con disegni di Renato Guttuso e con traduzione in lingua italiana di Salvatore Quasimodo. In essa, come in tutta la sua produzione, l'autore esprime in termini di poesia solidarietà a quelli che soffrono per le ingiustizie di ogni sorta.
Nel 1963 dà alle stampe Lu trenu du lu suli, che contiere componimenti d'ispirazione popolare per i cantastorie. Ricordiamo che molte sue poesie furono musicate dalla cantante folk Rosa Balistreri e da Ciccio Busacca, uno degli ultimi cantastorie siciliani.
E' del 1974 l'opera Il poeta in piazza, emblematica di una particolare vocazione del Buttitta, il quale amava incontrare direttamente la gente durante recitals organizzati in suo onore con appassionata partecipazione di pubblico. In quelle occasioni egli non solo declamava i suoi versi, ma esprimeva anche le sue riflessioni sulla funzione della poesia e sul modo in cui la sentiva nascere in sé. "I poeti siete voi - diceva ai presenti - quello che io scrivo lo vado cogliendo nel vostro cuore e nella vostra vita."
Altre sue opere sono: il poemetto Lamentu pi la morti di Turiddu Carnevali (1956), La paglia bruciata (1976), La peddi nova (1977).
Nel settembre del 1980 l'Università degli Studi di Palermo (Facoltà di Magistero) gli conferì la Laurea Honoris causa. Tre anni dopo vide la luce il suo ultimo libro, Pietre nere (1983).
Il poeta morì a Bagheria nel 1997. Le sue opere, che i lettori italiani amano molto, tradotte in varie lingue sono apprezzate anche all'estero.
In tutta la produzione del Buttitta si avverte la presenza di un uomo che sta dalla parte del popolo e possiede una profonda coscienza civile e morale, valori che desidera trasmettere agli altri. I temi a lui cari sono il riscatto sociale, il lavoro, l'amore, il dolore, la morte. Della sua attività poetica hanno scritto favorevolmente critici italiani e stranieri.