Antonino Pagliaro, filologo, critico, orientalista, è considerato uno dei massimi linguisti del Novecento. Nacque a Mistretta (Messina) nel 1898 e morì a Roma nel 1973. Insegnò all'Università di Roma Filologia iranica, Glottologia e Filosofia del linguaggio. Fu redattore capo dell'Enciclopedia italiana.
Le sue ricerche lessicografiche, storiche ed etimologiche nel campo della lingua e della letteratura iranica stanno alla base di importanti opere, quali Epica e romanzo nel Medioevo persiano (1927), Sommario di Linguistica arioeuropea (1930), La letteratura persiana (1960 in collaborazione con A. Pausani).
Per le sue indagini critiche sviluppò un metodo di interpretazione testuale basato sul criterio linguistico (critica semantica). Secondo i principi della semantica l'opera letteraria va esaminata non in relazione ad un contesto, come avviene con la critica storicistica, sociologica, antropologica, ma nella sua assoluta autonomia e nelle sue strutture formali.
Notevoli sono i suoi studi di linguistica condotti secondo tali principi: Il segno vivente (1952), La parola e l'immagine (1957), Saggi di critica semantica (1953), Nuovi saggi di critica semantica (1956) e Altri saggi di critica semantica (1962). A Dante dedicò il volume Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia.
Fu anche narratore di notevole rilievo, grazie alla sua capacità di scrivere in modo vivido e raffinato. Ricordiamo del Pagliaro prosatore le opere Ceneri dell'Olimpo (1954) e Ironia e verità (1970).
Nel primi anni Cinquanta insieme ad altri studiosi fondò il Centro di studi filologici e linguistici siciliani con l'intento di studiare il "siciliano antico e moderno considerato in tutti i suoi aspetti e correlazioni" (dallo Statuto del Centro). Si può valutare l'importanza di questa istituzione, che oggi ha cinquant'anni, considerando il ragguardevole numero delle sue pubblicazioni realizzate in edizioni rigorosamente critiche a cura di autorevoli filologi italiani.