Nel panorama letterario del Novecento il poeta Salvatore Quasimodo occupa un posto ragguardevole.

Nato a Modica, in provincia di Ragusa, nel 1908, intraprese gli studi tecnici, ma dovette interromperli per motivi economici. In seguito studiò con grande passione ed apprezzabili risultati le lingue classiche. Visse a lungo a Milano. Morì a Napoli nel 1968.

Cantò nei suoi versi la Sicilia, che appariva ai suoi occhi come una terra soggetta alla sofferenza e alle ingiustizie. Cantò anche il dolore dell'uomo contemporaneo e la sua solitudine.

Come poeta fu vicino alla corrente dell'Ermetismo, non solo per il linguaggio oscuro ed essenziale delle sue liriche, ma anche per il dramma esistenziale da lui fortemente sentito. In particolare lo colpirono molto le atrocità delle seconda guerra mondiale.

Nel dopoguerra il suo linguaggio si fa più aperto e il cupo pessimismo si scioglie in una visione meno amara dell'esistenza perché il poeta approda ad una maggiore fiducia nell'uomo.

Fra le sue opere ricordiamo: Acque e terre, Ed è subito sera, Giorno dopo giorno, La vita non è sogno, Il falso e vero verde, La terra impareggiabile.

Il Quasimodo fu anche intelligente e sensibile traduttore. Importante, a tal proposito, è considerata l'opera Lirici greci.

Fu nominato per i meriti letterari professore di letteratura italiana al Conservatorio di Milano. Collaborò anche a varie riviste e quotidiani.

Per la sua attività di poeta ricevette il Premio Nobel per la letteratura (1959), mentre dalle Università di Messina e di Oxford gli fu conferita la Laurea honoris causa.