Il catanese Angelo D’Arrigo, detto il condor delle Ande per avere superato in deltaplano la catena montuosa sudamericana, è morto domenica 26 marzo u. s. precipitando al suolo mentre volava su un piccolo aereo nel cielo di Comiso.
Questa notizia è stata, per tutti quelli che lo conoscevano e lo apprezzavano, molto dolorosa. Anche perché D’Arrigo era giovane, ha lasciato tre figli piccoli, e ancora doveva dare molto a quello sport estremo che lo ha portato a superare i limiti imposti all’uomo; infatti ha volato col deltaplano sull’Everest insieme all’aquila Gea da lui allevata, ha trasvolato la Siberia seguendo un gruppo di gru, ha superato la catena andina. E già progettava di viaggiare sopra l’Antartide.
Ad ogni impresa si preparava con grande impegno e passione. “Spesso mi chiedono – dichiarò nel 2004 dopo il volo sull’Himalaya - chi me lo faccia fare... Mi emoziona vedere che cosa c’è dall’altra parte dell’orizzonte. Certo sarebbe bello avere le ali, averle veramente. Io mi accontento di guardare da vicino il mio sogno.”
Angelo D’Arrigo era scienziato, maestro di sci, alpinista, pilota di aerei con trentamila ore di volo al suo attivo. Ora é una leggenda, perché con le sue arditissime imprese ha realizzato il sogno di Icaro.