Sul finire del V secolo d. C. i Goti conquistarono l'Italia guidati dal giovane re Teodorico, che cercò di attuare una politica di pacifica convivenza tra vincitori e vinti. Per moltissimi anni agì con saggezza, rispettoso degli abitanti dell'Italia e della loro cultura.
Purtroppo negli ultimi anni della sua vita, avendo avuto sentore di una congiura, diventò diffidente e feroce attaccando con durezza quelli che riteneva i responsabili, compreso il papa Giovanni I, che fu arrestato e morì in prigione. Questo comportamento suscitò un'ondata di indignazione verso Teodorico ed offuscò l'immagine di re giusto e magnanimo che lo aveva accompagnato fino a quel momento.
L'avversione ai Goti divenne particolarmente forte in Sicilia quando Teodorico offrì alla sorella, che sposava il re dei Vandali, il territorio di Lilibeo, oggi Marsala. Ciò significava il ritorno nella nostra isola di un popolo che in passato aveva agito con vessazioni e crudeltà di ogni genere. Vi furono, pertanto delle rivolte contro i Goti, ma questi le repressero duramente facendosi odiare ancor di più.
Alla morte di Teodorico, avvenuta nel 526, si diffuse la voce che egli era sprofondato nell'inferno attraverso il vulcano dell'isola di Stromboli. Ci parla di questa fantasia popolare il Carducci nella poesia La leggenda di Teodorico. Egli racconta in bellissimi versi che il re goto, mentre era nella sua residenza estiva di Verona, apprese che c'era un cervo maestoso. Il vecchio re, appassionato cacciatore come tutti i Germani, per catturarlo montò su uno splendido stallone apparso improvvisamente. Nero come un corbo vecchio - scrive il poeta - e negli occhi aveva carboni. Immediatamente il cavallo cominciò a correre senza più fermarsi.
Via e via e via e via,
valli e monti esso varcò.
Il re scendere vorrìa,
ma staccar non se ne può.
Il più fedele dei suoi scudieri cercava di tenergli dietro per non abbandonarlo e gli gridava da lontano:
Teodorico di Verona,
dove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
a la casa che ci aspetta?
E il re sconsolato gli rispondeva:
Mala bestia é questa mia,
mal cavallo mi toccò.
Sol la Vergine Maria
sa quand'io ritornerò.
Ma la Vergine - commenta il Carducci - aveva altro a cui pensare, perché era intenta a consolare i martiri della patria e della fede, uccisi da Teodorico durante la sua feroce repressione.
Partito da Verona, il cavallo attraversò tutta l'Italia fino alla Sicilia. Giunto nell'isola di Stromboli, che appartiene all'arcipelago delle Eolie il cavaliero nel cratere inabissò, ossia scaraventò il re dei Goti dentro il vulcano. Quella bestia era, in realtà, il demonio, che veniva a punire personalmente Teodorico per tutto il male che aveva fatto in Italia negli ultimi anni del suo regno.