Forse pochi sanno che nei tempi remoti Enna fu, per un breve periodo, capitale di un regno. In realtà era un regno sui generis, ossia particolare, perché formato da schiavi ribellatisi ai padroni intorno alla metà del secondo secolo prima di Cristo.
La schiavitù era diffusa presso tutti i popoli antichi, anche presso i Romani, che si servivano, nella vita sociale e familiare, del lavoro di uomini e donne privi di libertà.
Si poteva diventare schiavi per avere perso una guerra, per essere stati catturati dai pirati, per non avere saldato un debito o per essere nati in casa di schiavi. Alcuni popoli trattavano questi sfortunati con una certa umanità, altri li consideravano alla stregua di oggetti, beni mobili, quindi li sottoponevano a qualsiasi fatica o angheria.
I Romani con gli schiavi erano particolarmente duri, tanto che quelli a volte tentavano la fuga, singolarmente o in gruppo. Lo storico Diodoro Siculo c’informa che in Sicilia, nel territorio di Enna, un ricco proprietario terriero trattava con crudeltà i suoi schiavi infliggendo loro punizioni durissime anche per lievi mancanze e addirittura marchiandoli a fuoco perché fossero riconosciuti in caso di fuga.
Nel 134 a. C. essi si ribellarono sotto la guida di uno schiavo siriano di nome Euno, il quale prima di tutto uccise il padrone e lasciò che le schiave sfogassero sulla padrona la rabbia accumulata nel tempo, poi guidò i suoi compagni verso la libertà e tutti insieme occuparono la città di Enna facendo ogni sorta di violenza agli uomini liberi.
Ebbe così inizio una dura e sanguinosa guerra servile.
Il miraggio di una migliore condizione di vita indusse altri schiavi a ribellarsi ai loro padroni per aggregarsi al gruppo di Euno, tanto che in breve tempo gl’insorti diventarono seimila, poi addirittura settantamila quando si unirono a loro molti schiavi provenienti da ogni parte della Sicilia.
Centro della rivolta fu la città di Enna, divenuta capitale di un regno fondato dagli insorti e retto da Euno, il quale da quel momento si fece chiamare Antioco . Il nome da lui scelto era frequente nella dinastia dei Seleucidi, dominatori della Siria, suo Paese d’origine. Ad Enna il re Antioco fece coniare delle monete con la propria immagine.
Per qualche tempo gli schiavi, ormai liberi, diedero filo da torcere alle legioni romane, che inutilmente tentavano di riportarli all’ordine. Solo dopo tre anni un esercito guidato dal console Publio Rupilio riuscì a sgominarli occupando anche la città di Enna. Euno cercò di evitare la cattura nascondendosi dentro una carbonaia, ma fu riconosciuto e arrestato. Prima ricevette pubblicamente delle frustate, poi fu rinchiuso nel carcere di Morgantina, dove rimase fino alla morte.
In termini di vite umane il bilancio di quella vicenda fu molto pesante, infatti morirono parecchie migliaia di schiavi, in battaglia o uccisi per punizione. Alcuni subirono la crocifissione (pena generalmente riservata agli schiavi ribelli), altri furono scaraventati giù dalla rupe di Enna. Pochi schiavi si salvarono perché, sfuggiti ai soldati romani, vissero nascosti nei boschi.
In memoria della sua eroica lotta per la libertà, la città di Enna ha eretto nel Castello di Lombardia un monumento allo schiavo Euno colto nell’atto di spezzare una pesante catena.