Quanti anni fa ora?...Più di 30. Papà se n’é andato, e si è portato con sé tutto il mistero della sua terra di origine. Mistero che da giovane mi si faceva più imperscrutabile. Non trovavo nessuno che conoscesse la sua città, nemmeno avevo con chi parlare, nessuno poté rivelare il mistero.

Finché conobbi il nonno Gaetano (attraverso le sue lettere, n.d.r.), lo vidi inchinato sul suo scrittoio con le dita piene d’inchiostro mentre scriveva al suo unico figlio che visse in una terra lontana e fu il nonno con le sue parole che svegliò in me il desiderio di conoscere Palermo.

Feci alcuni viaggi nel vecchio continente, ma mai potevo arrivare al capoluogo della Sicilia, fino a quando il destino non mi preparò l’incontro . Nel mese di ottobre viaggiamo io e mia sorella Marta con un gruppo di persone, fino a questo momento sconosciuto... Ed arriviamo a Palermo e ci troviamo con la "bonomia" dei suoi abitanti, con il suo linguaggio, con i suoi paesaggi, i suoi monumenti, la sua architettura, il suo mercato e suoi aromi.

E lì, in Sicilia, la carica fu molto emotiva, a volte ci superò, piangevamo e ridevamo con i ricordi di ognuno di noi. Loro... quelli che tornavano dopo tanti anni, tentavano di trovare le impronte del popolo che avevano lasciato. Noi... i figli, cercavamo d’indovinare i luoghi dei nostri genitori.

Ed ora, dopo che restiamo sole io e mia sorella, iniziamo la “ricerca” di Palermo. Vi sono cose che erano nella mia immaginazione: la via Pietro Novelli, oscura, senza sole, come si lamentava il mio nonno; la Biblioteca Nazionale, dove da bambino papà accompagnò il nonno nel suo lavoro; il Teatro Bellini dove zio Ernesto diresse un'orchestra; la Chiesa San Domenico, enorme, dove il nonno passò ore leggendo e meditando fra sé e sé lontano dal caldo spossante dell'estate palermitana; le antiche librerie dove mi pareva di vedere papà, molto giovane, che cercava qualche libro, forse di Pirandello. Luoghi conosciuti in altri tempi e che ai miei occhi rimanevano inalterati. Palermo è una città per secoli occupata da diversi popoli che lasciarono tracce nella sua architettura, nella sua arte, nella sua gente, ma conserva lo spirito siciliano che segnò in forma definitiva mio padre, il quale mai tornò a rivederla, malgrado volesse sempre ritornare. Conoscerla fu come vedere papà, pieno di cultura, di bonomia, di cordialità; essa lasciò in chi la conobbe un’immagine impossibile da cancellare.

(Edito nel giornale “El Popular” di il 5 marzo 1997)

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Alicia Mogavero, figlia di un palermitano che lasciò molto giovane la Sicilia e non vi fece più ritorno, vive nella città di Olavarría, Provincia di Buenos Aires in Argentina e fa parte della Associazione Famiglia siciliana di quella città.