Nel secondo dopoguerra ebbe diffusione in Sicilia il giornale di poesia dialettale Po' t'ù cuntu. In realtà il titolo completo era il seguente: Po' t'ù cuntu e chiddu ch'un ti piaci ti lu canci. E c'era anche un sottotitolo: Quinnicinali poeticu, casalinu, sfacinnatu, murritusu.

Il giornale fu fondato e diretto per oltre trent'anni a Palermo da Peppino Denaro, che firmava le sue poesie anche con lo pseudonimo Turneddu. E i poeti del suo sodalizio, per rispetto, per affetto e per ammirazione, erano soliti chiamarlo Patri Turneddu, come si faceva anticamente con i grandi vati.

Attorno a Patri Turneddu e al suo simpatico giornale si raccoglieva una folta schiera di poeti dialettali. E' ovvio che non tutti potevano essere grandi poeti, ma in tutti era grande l'amore per la poesia.

Il giornale di Peppino Denaro era anche una singolare scuola di democrazia, perché il poeta colto e il poeta semianalfabeta trovavano posto fianco a fianco nella stessa pagina senza che il primo si vergognasse del secondo o che il secondo si lasciasse mettere in soggezione dal primo.

Il giornale era molto diffuso anche tra i siciliani residenti all'estero ai quali quel foglio dava la possibilità di sentire la voce e (perché no?) l'anima della Sicilia.