Sei nata in primavera, mia diletta,
come i gigli dei campi,
per questo hai dei fiori il profumo
e la bellezza.
Il Cielo ti ha dato occhi languidi
e uno sguardo che trapassa il cuore;
l'anima mi hai rapita, amica mia:
è prigioniera della tua dolcezza.
E' timido il tuo sorriso,
soave il tuo viso
nella cornice bruna dei capelli;
non sono colorate le tue labbra,
non c'è artificio
sul tuo volto luminoso.
Come sei bella, anima mia
quanto sei bella!
E' leggiadro il tuo procedere
con passo veloce di gazzella
timorosa nel bosco.
Da ammirare sono i tuoi piedi:
con calzature leggere
si muovono lievi, come in una danza.
Io dal sentiero mi scosto,
come un cardo tra i fiori,
perchè tu non abbia timore di ferirti,
benchè non abbia spine sul mio stelo
ma soltanto rugiada del mattino.
Intanto già solo il vederti
mi allieta l'intera giornata.
Come sei bella, amata mia.
Quanto sei bella!
Non portano anelli le tue dita
e le tue mani delicate sono come farfalle.
Sono modellati i tuoi fianchi,
dritto hai il portamento;
non vi è in te alcun difetto.
Hanno la giusta proporzione i tuoi seni,
sono tornite e snelle le tue gambe.
E' liscia la tua pelle lavata nel latte,
senza traccia di rughe.
E' un canto la tua voce,
musica il tuo parlare melodioso e lento,
meditata e saggia ogni tua parola.
Come sei bella, amica mia.
Quanto sei bella!
Se tu lo vuoi, io posso aiutarti
a custodire la tua vigna.
Tu devi soltanto mostrarmi dov'è
ed io prenderò con un laccio
le piccole volpi, perchè non la guastino.
Adesso che il fico ha messo i primi frutti,
per te raccoglierò quelli più dolci
mentre il mio gregge
pascolerà vicino,
Accanto a te starò
perchè la sera non ti trovi sola
a percorrere la strada verso casa.
Come sei bella, compagna mia.
Quanto sei bella!
Ti ho cercata una notte nel mio giaciglio
e ti ho trovata in un sogno:
ti ho baciata.
Con la sinistra ti sorreggevo il capo
e con la destra ti cingevo la vita.
Stillavano latte e miele le tue labbra
e il tuo alito era un aroma inebriante.
Ho poggiato la mia guancia sul tuo seno:
c'era il profumo delle tuberose.
Sul tuo ventre piatto ho toccato
il piccolo nido dell'ombelico.
Ho avuto la certezza
della tua natura umana.
Come sei bella, sorella mia.
Quanto sei bella!
Adesso, l'aurora che sorge
mi trova senza te, cara compagna.
Mi sono ammalato d'amore
per la più tenera e dolce fra le donne.
Non porterò il mio gregge a pascolare
stamani, andrò tra le viti,
vedrò se hanno messo i germogli.
Poi girerò per i campi
a scegliere il fiore più bello e odoroso per te:
così potrò adornare i tuoi capelli.
E tu, in autunno,
non mi offriresti un grappolo d'uva matura?
Nella tua vigna, quando l'autunno
ti troverà ancora più bella!